Alexandre Del Valle - VERDI ROSSI E NERI - edizioni Lindau, 2009


prefazione di Magdi Cristiano Allam

Traduzione dal francese di Sabrina Favaro

L’Occidente giudaico-cristiano, indistintamente associato all’imperialismo americano, al sionismo, all’Europa coloniale o al capitalismo e al mercato economico, non è mai stato così tanto detestato
e contestato da una simile pletora di individui che lavorano alla sua catartica distruzione. Tale odio, specchio capovolto dei valori liberali e individuali incarnati dall’Occidente considerato responsabile di tutti i mali della terra, riunisce nella contestazione che lo fomenta le tre famiglie totalitarie dell’«iperantioccidentalismo», i cui colori si sovrappongono come in un cocomero.

Il verde della scorza è il colore dell’islamismo radicale, eroe ineguagliato dell’antiegemonismo che grazie alle «rappresaglie» di al-Qa’ida contro gli yankee, o la «resistenza» del jihad iracheno, di Hamas e degli Hezbollah, sfida il Golia israeliano. Il rosso della parte interna è il colore del comunismo rivoluzionario e della nuova sinistra terzomondista: dal crollo dell’Unione Sovietica la rivoluzione rossa non è mai stata così aggressiva. Non ha ancora pronunciato l’ultima parola ma lo farà, se è necessario, usando la lingua dell’Islam, in nome dell’Unione dei Revanscisti pronti a tutto pur di far cadere l’Impero occidentale, anche ad allearsi con quel Diavolo in cui i suoi seguaci non credono.

Il colore nero del centro, o piuttosto dei suoi semi, è quello delle camicie nere della barbarie nazifascista – un contributo che gli alleati «progressisti» degli islamico-rivoluzionari non vantano, professionisti quali sono della «reductio ad hitlerum» e della strumentalizzazione del dolore ebraico con cui tentano di opprimere il popolo d’Israele e il sionismo. Il verde della copertura non è solo quello dell’islamismo, ma più in generale della lotta condotta contro i sionisti e gli americani. L’innocenza vittimistica e la condizione dei presunti «oppressi» rappresentano un alibi formidabile per giustificare la barbarie commessa contro i supposti «oppressori» sionisti americani e occidentali.

Questa nuova configurazione totalitaria trasversale «rosso-nero-verde» riunisce, quindi, contro un unico nemico famiglie ideologiche che si basano su principi opposti, ma che sono accomunate da un obiettivo negativamente ben definito: la distruzione del sistema politico della democrazia liberale/pluralista, la demonizzazione d’Israele e del sionismo, e infine la denuncia dell’«imperialismo americano-sionista». Il principale, o centrale, polo magnetico d’attrazione di questa Triplice alleanza è senza dubbio l’islamismo rivoluzionario; il quale minaccia il mondo libero e i musulmani, sue principali vittime, perché è l’estremismo più combattivo, più efficacemente violento e totalizzante presente sul «mercato rivoluzionario» antiamericano, antiliberale, antidemocratico, antiebraico, antisionista e antioccidentale.

Ma il «Nuovo Asse del Male» è più complesso di quello ricordato dall’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, nel senso che esso costituisce una Coalizione di perdenti di vecchia data, una Convergenza ideologica di Totalitarismi e un Sindacato dell’Odio Universale.Il centro nevralgico di questa convergenza paradossale è prima di tutto l’odio totale nei confronti dell’Occidente liberal-capitalista «crociato», dominato dagli Stati Uniti e alleato d’Israele. Inoltre, rappresenta spesso una nuova forma di antisemitismo legittimato da cause più «progressiste», dopo il discredito subito dall’antisemitismo più sfacciato del periodo prebellico, travolto insieme al nazismo ma non ancora estirpato. Una conseguenza logica di queste fascinazioni e adesioni parallele è Carlos, il terrorista marxista che ha abbracciato un «islamismo rivoluzionario chiamato a ripulire il mondo». Nello stesso tempo il rivoluzionario neonazista e ideologo di Aryan Nation, David Myatt, invita i nostalgici dell’Asse e tutti i nemici dei sionisti ad adottare come lui la religione del jihad, la «vera religione marziale», quella che lotta nel modo più efficace contro gli ebrei e gli americani.

I discorsi dei terroristi marxisti o di alcuni neonazisti si islamizzano, invece la retorica di bin Laden e in generale degli islamisti, compresa quella del concorrente sciita di Osama, Ahmadinejad, è sempre più «marxista» e terzomondista, ispirata alla vulgata antisemita di estrema destra. A un altro livello geopolitico, il rivoluzionario «bolivarista» e discepolo di Fidel Castro, Hugo Chávez, il principale alleato del presidente iraniano Ahmadinejad, tenta a colpi di petroldollari iraniano-venezuelani di coinvolgere l’America Latina e il Terzo Mondo nella rivoluzione rosso-verde antigringos e anticapitalistica. I loro rancorosi seguaci sono già numerosi nel continente: da Rafael Correa in Ecuador a Evo Morales in Bolivia, passando per la rivoluzione «zapatista» degli indios ribelli del Chiapas, in Messico, fino ai terroristi colombiani neocastristi delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), che finanziano la loro «rivoluzione» a colpi di sequestri e di narcotraffici.

In un primo momento ci si chiede cosa possa legare movimenti che ideologicamente sono così opposti: materialisti atei di estrema sinistra, teocratici islamisti del Terzo Mondo e neofascisti occidentali fautori della lotta razziale, della superiorità dell’uomo bianco e violentemente anticomunisti. In realtà, essi si sono avvicinati gradualmente: un’alleanza tattica nero-verde stretta nel 1941 tra il Gran Muftì di Gerusalemme e il Terzo Reich; e una successiva alleanza rosso-verde nell’ambito di unioni «islamico-progressiste» contro il mondo libero. In un secondo tempo, poi, si sono formate convergenze ideologiche sulle tre grandi questioni trasversali: la causa palestinese – e di conseguenza l’antisionismo e la giudeofobia; l’antiamericanismo e l’antioccidentalismo, e infine il negazionismo. Infatti, simili alleanze imparziali o convergenze tra questi tre gruppi ideologici non sono recenti.

È innegabile che gli avvenimenti dell’inizio di questo secolo e della fine del secolo precedente abbiano concorso a una loro coalizione: l’inizio della Seconda Intifada al-Aqsa nel settembre del 2000; gli avvenimenti dell’11 Settembre 2001 che hanno segnato la fine dell’inviolabilità del santuario strategico americano; l’invasione dell’Afghanistan nel 2001 e la seconda guerra in Iraq nel marzo del 2003. Essi si
saldano all’abbattimento del regime di Saddam Hussein e alla rivolta jihadista-islamista; al ritorno dei talebani e alla contaminazione del jihad iracheno in Afghanistan; a un’ondata di antiamericanismo e a una ripresa delle forze di estrema sinistra (governative o terroristiche) in America Latina; a un’eccessiva importanza attribuita alle caricature di Maometto sia nei paesi musulmani che presso l’ONU; alla crescita della forza degli Hezbollah e di Hamas in Medio Oriente e del loro padrino iraniano, ben presto detentore dell’arma atomica; quindi al bombardamento programmato dell’Iran «ribelle».

Tratto da Alexandre Del Valle, Verdi, Rossi, Neri. Le convergenze degli estremismi antioccidentali: islamismo, comunismo, neonazismo, Lindau 2009 (L'Occidentale)

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